"Panchine ad incompetenti in cambio di sponsor". Pierantozzi dice no
Chiamatela pure provocazione, ma lui ci ha messo la faccia. Claudio Pierantozzi, ex calciatore professionista con l'Ascoli e nella stagione appena archiviata sulla panchina del Piane di Morro, lancia sui social una seria riflessione sullo stato di salute del calcio.
"Il calcio è finito - scrive - scuole calcio ridotte a "gabbie di controllo a tempo", non ci sono istruttori ma controllori, panchine destinate a incompetenti in cambio di sponsor o altri introiti!
Io sto con il mio amico Liberti Fabrizio! Questo articolo la dice tutta sull'involuzione in negativo dell'ambiente calcio! C'erano una volta i maestri... E' spiacevolmente semplice infatti trovare tecnici con lacune evidenti, che inevitabilmente perdono credibilità in primis agli occhi dei genitori e in alcuni casi dei calciatori stessi, che a quel punto presumono di saperne di più. Non basta un corso per essere allenatore. Oltre ad un costante studio della disciplina e una dedizione smisurata, credo ancora, forse con un velo di romanticismo, che per essere un maestro di calcio sia necessaria una predisposizione di natura caratteriale. Perché il maestro di calcio è come quello di scuola, ha delle responsabilità in quanto guida di un gruppo. Deve dettare le regole ed essere in grado di farle rispettare, non essere un fomentatore da spogliatoio stile “contro tutto e tutti”, stucchevole frase troppe volte sentita; tenendo sempre presente che la priorità è la formazione del giovane in ogni suo aspetto.
Forca, muro e triangolo. I miei allenamenti erano molto diversi da quelli ai quali ho assistito in questi anni. Oggi mancano alcuni strumenti chiave della mia formazione: in primis la forca e il muro. La forca, per intenderci, è una sorta di T gigante realizzata in ferro, alta più o meno tre metri. Dalle due estremità del lato orizzontale pendono due cordoncini ai quali sono appesi i palloni, che restano sospesi per aria. Ovviamente la lunghezza della corda varia a seconda dell'altezza della persona che ne fa uso e dell'allenamento che si vuole praticare. Il muro non serve spiegarlo. Entrambi gli esercizi servono per affinare la tecnica del calcio, dello stop e della coordinazione, i fondamentali per eccellenza di questo sport. Dopo tanta pratica, dovevi ottenere i due risultati: quando calciavi, il muro doveva riconsegnarti precisamente la palla sui piedi disegnando una traiettoria lineare sul terreno. Nella forca invece, dopo il tuo colpo il pallone doveva pendere avanti e indietro restando sempre sullo stesso asse con la corda perfettamente tesa. Indimenticabile poi il triangolo in legno quando ci si allenava per i tiri in porta. Un classico: tutti in fila indiana a centrocampo, si parte con la percussione palla al piede poi ai venti metri si fa l'uno-due con l'allenatore o il compagno di turno e si va al tiro. Prima al posto di quella persona c'era un triangolo equilatero con i lati da un paio di metri circa, sul quale tu dovevi far sbattere la palla per chiudere la triangolazione. Capite molto bene che era fondamentale colpire nel punto esatto la superficie del triangolo, altrimenti la palla prendeva una direzione sbagliata e non ti consentiva di andare al tiro. Tutti gli esercizi, e dico tutti, avevano come fine la crescita tecnica del calciatore.
“Involuzione speculativa”. Così mi chiedo, dov'è finito quel calcio? Dove sono i maestri di una volta? Da fine anni '90 a oggi non ci si è sforzati di proporre niente di nuovo, non ci si è dedicati più a studiare questo gioco per essere i migliori. Gli interessi economici hanno prevalso palesemente affossando la crescita. Quante volte si vede un esercizio eseguito malissimo senza che il calciatore venga ripreso? Tante. Oggi, in tempi di crisi, paghiamo in termini di qualità la necessità dei club di fare cassa con gli iscritti, perché soldi ne girano pochi, e la conseguente scarsa preparazione di alcuni tecnici dell'attività di base. Varie società cercano di ottimizzare i guadagni affidando al giovane volontario di turno un ruolo importante come quello del maestro di Scuola Calcio. Ma in alcuni casi...
Si dice spesso che “l'Italia è un paese con sessanta milioni di allenatori”. Credo ci sia un fondo di realtà, si tratta solo di capire bene quali siano quelli indicati a vestire i panni di maestro di calcio.
Altro particolare importante, che ha portato personaggi incompetenti ad allenare squadre di calcio è' il legame con gli sponsor da offrire alle società in cambio di una panchina. Chiaramente saranno sempre infelici, perché' passione e competenza non si compra...".